Tema di oggi: facce negli oggetti

Oggi ti chiediamo di cercare oltre la banalità di ciò che hai sotto gli occhi, facce e faccine nascoste negli oggetti. Vale anche spostare oggetti e comporre una faccina!


L’illusione pareidolitica

La pareidolia o illusione pareidolitica è l’illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note, oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale.

È la tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate; l’associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani. Classici esempi sono la visione di animali o volti umani nelle nuvole, la visione di un volto umano nella luna (il “sembiante della luna”) oppure l’associazione di immagini alle costellazioni.

Sempre alla pareidolia si può ricondurre la facilità con la quale riconosciamo volti che esprimono emozioni in segni estremamente stilizzati quali le emoticon: bastano due elementi a indicare gli occhi ed uno per la bocca (il naso può anche non essere presente) e il nostro cervello leggerà un volto, con espressioni e stati d’animo. Se ti interessa il tema emoticon ti segnaliamo un recente editoriale di Giovanni De Mauro per “Internazionale”.


Qualche spunto?

Avete bisogno di qualche idea? O di svagarvi per un momento? Basta cercare su Google “Facce negli oggetti” tra le immagini!

Un altro spunto di riflessione può venire dall’arte surreale: un movimento artistico in cui la realtà si mescola con il sogno e l’esito estetico è conseguenza del lavoro di smontaggio della realtà e rimontaggio con significati nuovi.

Anche in fotografia ci sono diversi autori che possono essere ricondotti al filone surrealista.

Ne citiamo tre:

Marc Sommer: artista e fotografo francese che crea le proprie immagini (pare!) senza l’utilizzo di Photoshop. Sono immagini ironiche e originali, a volte un po’ inquietanti.

Gabriel Isak: giovane fotografo svedese. L’atmosfera qui si fa più cupa e angosciante. Nel suo lavoro la postproduzione e la grafica sono strumentali al messaggio visivo che si vuole trasmettere.

Chema Madoz: per ultimo, ma non certo per importanza. “Gli oggetti hanno lo stesso carattere delle parole, si contaminano l’un l’altro generando significati sempre nuovi” afferma il fotografo spagnolo. Il suo lavoro in bianco e nero è estremamente interessante perchè riesce a restituire visoni impossibili senza utilizzare in alcun modo la postproduzione. La realtà non è mai univoca, ciò che conta sono le idee e le interpretazioni di essa: per questo Madoz scatta in bianco e nero e non inserisce alcun titolo per le sue opere.

Di seguito invece 2 “facce” costruite con le attrezzature fotografiche e con frutta e verdura in stile arcimboldiano:


Se scattate a tema potete condividere i vostri scatti taggandoci su Facebook o Instagram o inviandoci i vostri scatti a info@reflextribe.com.

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