Irene, Guido, la punto: da Torino alla Galizia e ritorno (passando per Les Rencontres di Arles)

Irene, Guido, la punto: da Torino alla Galizia e ritorno (passando per Les Rencontres di Arles)

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20 Giorni, 5600Km, una punto da rottamare!

E così come tutti gli anni arriva l’estate, Irene ha le ferie, possiamo partire. E’ la torrida mattina dell’8 Agosto, saliamo in macchina con due certezze, rientrare il 29 e girovagare per ‘Les Rencontres de Photographie’ di Arles almeno 2 giorni. Una sola grande speranza: macchinina bella non ci abbandonare
Partenza da Torino direzione Monginevro, da qui passando per Gap, Sisteron, Marsiglia e Montpellier, ci dirigiamo alla nostra prima tappa, Albi.

Albi è una città Francese famosa per la cattedrale in stile ‘fortificato’ (se passate da quelle parti una visita è consigliata), il tempo non è granchè, uggioso e bianchiccio, decidiamo di dedicarci all’enogastronomia più che alla fotografia, è patria della lavorazione del ‘canard’.

La mattina del 10 ci rimettiamo in marcia, prossima tappa San Sebastian (Donostia), ma facciamo male i conti, è la settimana della Feria, le nostre tasche non possono permettersi le lussuose camere d’hotel ancora disponibili, optiamo quindi per proseguire.

Affidiamo a ‘Booqueen’ il compito di trovarci un posto più abbordabile, il consiglio è di andare fino alle fonti dell’Ebro, tra mucche, caprioli e asini.

Da qui, la mattina seguente proseguiamo direzione Leòn, troviamo alloggio all’Hostal San Miguel (nei pressi di Valdevimbre, 20Km dalla città) zona famosa per la produzione del vino Prieto, il posto ci piace, decidiamo di sostare per 2 notti.

Il primo giorno ci dedichiamo ad una visita di Leòn, lindissima città sul cammino di Santiago de Compostela, degna di nota la cattedrale, ovviamente coperta di impalcature. Iò secondo giorno, nel nostro stile , optiamo per visitare le cantine, scavate nella collina, di Valdevimbre…Dove scopriamo esserci la festa del vino, Olè!

 

Il terzo giorno resuscitiamo e finalmente partiamo per il nord direzione Galizia. La Galizia è la regione dell’estremo nord-ovest dell’Europa continentale. Famosa per le immense e selvagge spiagge, i frutti di mare e i villaggi di pescatori, come nostra consuetudine decidiamo che le grandi città non fanno per noi, quindi saltiamo A Coruña, e ci dirigiamo a Cayon.

Cayon è appunto un tipico villaggio Gallego, a ridosso del mare con un animato porto peschereccio. Mangiato un bel piatto di Pulpo a la Gallega e scattata qualche foto ci dirigiamo alla Fantastica Praia do Baldaio, per cercare alloggio per le successive 2 notti.

 Facendo base a Baldaio, il giorno successivo visitiamo Malpica (altro villaggio sul mare), qui girovaghiamo per il porto e le vette del paesello, al rientro ci dirigiamo al Faro nei pressi del villaggio per ammirare il tramonto. E’ bello e suggestivo, ma il vento è fortissimo e a stento si sta in piedi!

 

Dopo due notti a Baldaio decidiamo di spostarci, direzione Praia As Furnas (dove campeggeremo in riva al mare), passando per Muxia. Anche Muxia è un tipico villaggio Gallego, purtroppo tappa del Cammino di Santiago, quindi super affollata per i nostri standard, ma è comunque gradevole. Mangiato un bel piatto di Anchoas al porto e passeggiato un po’ ripartiamo in direzione Praia As Furnas. La spiaggia è stupenda e affollata da surfisti, montiamo la nostra 2Seconds tra i loro furgoni e camper e passiamo 2 notti in spiaggia, io solitamente non apprezzo il mare e il caldo soffocante delle spiagge, ma al nord si sà l’aria e fresca e la gente e poca, l’acqua è ghiacciata ma poco ci importa, io solitamente non faccio il bagno, mentre l’eroica Irene non si fa spaventare e si tuffa senza tanti problemi e poi c’è un bacetto a due passi!

Finita l’esperienza in spiaggia proseguiamo verso Arosa. Oltre ad avere una cera notorietà per aver dato il nome ad un’automobile, Arosa è un isola collegata a terra da una strada ha spiagge incantevoli e scopriamo esserci la festa del pesce, ci rimpinziamo di Navajas (cannolicchi) e Sombrinas (capesante), che sono tipiche del luogo. Giriamo fotografiamo. Verso sera ci dirigiamo a Cambados, villaggio medioevale famosa per il vino Albariño e le Mariscadoras (raccoglitrici di conchiglie). Passeremo qui la notte.

 

 

Passata la notte, ci piacerebbe fermarci per la notte, ahimè è sabato e nell’arco di 50Km non si trova una sistemazione abbordabile, in più le spiagge verso il Portogallo sono a ridosso delle città ed è impossibile il campeggio selvaggio, mi arrabbio e decidiamo di abbandonare la Galizia, andiamo a Coimbra, in Portogallo, 350km più a sud. Passeremo 2 giorni qui, che dire, il Portogallo è sempre il mio amato Portogallo, si sta bene cavolo come si sta bene. Coimbra è sede della più antica e grande università lusitana, famosa per questa e per le Republicas (negli Stati Uniti le chiamerebbero confraternite)

Da Coimbra torniamo in Spagna, tappe obbligate Salamanca ed Avila. La prima anchess’essa come Coimbra famosa per l’università (una delle più antiche d’Europa) e per la grandiosa Cattedrale (occhio ai particolari dei Portoni), Avila invece famosa per aver dato i natali a Santa Teresa e per gli innumerevoli luoghi di culto nonché per le mura che circondano il centro storico

 

E’ ormai il 24, e siamo ad 1 giorno di viaggio da Arles, decidiamo di fare una tirata fermandoci per la notte nei pressi di Saragoza per poi proseguire, per dormire ad Arles decidiamo di affidarci di nuovo a Booqueen, il posto è nel centro e sembra carino, sembra, infatti è pieno di muffa e a piano strada con un ristorante praticamente dentro, passeremo una notte pessima e la mattina dopo la spenderemo a litigare col proprietario, che ci concederà una camera migliore allo stesso prezzo e ci rimborserà la sera passata. Traumatizzati e demoralizzati dall’evento decidiamo , al posto di cominciare le nostre visite ai Rencontres, di andare a viziarci con ostriche e crostacei vari a Gru-de-Roi!

Il giorni seguenti ci apprestiamo a visitare i Rencontres. Quest’anno le mostre ufficiali sono più di 40, più altrettante mostre collaterali e altre esposizioni a Nimes, Avignon e Marsiglia

Cosa ci è piaciuto? Bhè sicuramente la solita atmosfera che Arles ha durante i Rencontres; la fotografia  impregna ogni via, edificio e muro della città!Bellissimi alcuni allestimenti/location.

Partiamo dal primo macro tema della rassegna 2018 ‘AMERICA GREAT AGAIN!’

5 fotografi , 2 del passato e 3 contemporanei , tutti non Statunitensi, ci raccontano la loro America, spesso sottolineandone più il brutto che il bello. Il gigante Robert Frank, svizzero di nascita, ci racconta tramite una selezione di scatti tratti da Americans gli Stati Uniti del dopoguerra, indagando sulle ombre della più grande potenza economica del tempo, il lavoro fu bandito dagli States perché non era il linea con la commissione, volevano che sembrasse tutto rose e fiori.

Raymond Depardon, francese, ha più volte fotografato gli States, la serie racchiude 30 anni di foto, scattate tra il 1968 e il 1999, si parte dalla campagna per le presidenziali di Nixon fino a paesaggi rurali (particolari per essere tutti scatt verticali, formato inusuale per il genere, Bellissime!), passando per immagini di ricerca di usi e costumi.

Paul Graham, inglese, si concentra sul mostrarci quello che non vogliamo vedere, tre serie presenti tutte diverse, ma medesimo messaggio, si passa da un’alternanza di immagini nitidissime accostate ad immagini quasi bianche, una nebbia che nasconde povertà e miseria. Una serie ci di ritratti rubati ad un’unico soggetto ci racconta la sua vita..di homeless, ed ultima una serie di foto scattate nell’arco di pochi minuti nello stesso punto ci mostra a volte normalità a volte disagio dei personaggi che si trovano a passare di lì

Bello il lavoro sulla propria famiglia emigrata dalla Palestina agli Stati Uniti del fotografo Taysir Batniji, in realtà la mostra si allarga a vari lavori precedenti del fotografo, idee brillanti e molto emozionanti, una bella scoperta.

Ultima mostra dedicata al tema è Redemption della fotografa francese Laura Henno, la quale ci racconta la vita, l’architettura e le speranze degli abitanti di una delle tante comunità della California in cui si raccolgono a vivere i dimenticati della società. Camper arrugginiti come case e tettoie come chiese, interessante!

 

Cos’altro abbiamo visto che ci è piaciuto molto? Bhè sicuramente da amanti dei cani quali siamo la splendida raccolta di Polaroid giganti (50x60cm) dell’artista William Wegman, appassionato di cani (nella vita è stato il padrone di 15 esemplari di bracco di Weimar) e di fotografia, ha ritratto i suoi cani nei modi più impensabili, Etre Umaine ci mostra i cani in pose e vestiti umani, intelligente e ironia a tal punto che le risate risuonavano per le sale!

Altro big presente quest’anno Renè Burri, il lavoro Les Pyramides Imaginaires , è una raccolta postuma creata intorno alla sua mania per la figura del triangolo (non siate maliziosi!), foto e diari ci raccontano appunto questa sua ‘ossessione’

Bellissmi i ritratti glamour e poetici di Ann Ray , normalmente non sono amante del genere…ma erano veramente formidabili.

Tanta fotografia in stile Street ho trovato particolare il lavoro della fotografa cinese Feng Li, la Cina raccontata tramite immagini ‘sparaflashate’ e al limite del surreale.

Altri lavori interessanti sono Le dernier Testament , in cui il fotografo Jonas Bendiksen con un misto tra comica e documentario ci racconta la vita di diversi sedicenti nuovi Gesù, sparsi per i quattro angoli della terra, o il lavoro sulle architetture per esercitazioni militari sparse fra Stati Uniti e Europa orientali, foto di architettura perfette che a volte mascherano e a volte smascherano ad esempio l’artificiosità di una finta città Araba in terra di Germania, promosso il giovane Gregor Sailer autore della serie.

Più per l’allestimento e il racconto che per le foto, molto bella la mostra sul ’68 (il 2018 ha ne ha festeggiato i 50 anni). Una raccolta molto completa di video, musiche e foto di quegli anni. Nostalgica.

Ultime due mostre di cui vi parlo e che mi hanno affascinato sono state sempre ad Arles la mostra H+ (umanità Aumentata) che traccia l’evoluzione del rapporto Uomo/Macchina dai primordi fino ai giorni d’oggi. Il lavoro di Matthieu Gafsou è molto articolato, le foto sono eccellenti e la location affascinante. La cosa che più mi ha toccato ,che è poi anche il punto di svolta della mostra, è la didascalia ‘Nel 2007 Steve Jobs Lancia il primo iPhone, che ha drasticamente incrementato la nostra dipendenza dalle macchine, gli Smartphone sono considerati ‘Protesi di Memoria

 

Ultima recensione la mostra di alcuni scatti dell’immensa Candida Hofer, già membro della scuola di Dusseldorf, che aveva sede a Nimes. Una decina di enormi stampe di interni tipici dell’artista.
Al prossimo Anno!

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