Lisette Model e Horst P. Horst

Lisette Model e Horst P. Horst

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In mostra a Camera fino al 4 luglio sono esposti Lisette Model e Horts P. Horst, 4 occhi che hanno vissuto negli stessi anni e che li hanno raccontati in modo diverso e complementare. Entrambi nati all’inizio del ‘900, vedono fiorire la loro carriera fotografica attorno agli anni ’30, periodo storico artisticamente fecondo che sta in bilico tra l’ottimismo verso il futuro ed il baratro delle dittature e della guerra.

Entrambi vivono e lavorano a Parigi, proprio in questi anni. Entrambi sono spinti dal clima di tensione crescente in Europa a trasferirsi e reinventarsi a New York. Entrambi frequentano il milieu artistico ed intellettuale loro contemporaneo.

I punti in comune tra i due -forse- si esauriscono qui. Le loro produzioni fotografiche sono quasi in antitesi. Sguardo irriverente ed ironico, scatti rubati, interesse per il sociale per la Model. Ricerca estetica, estrema costruzione e studio della luce, fotografia pubblicitaria per Horst.


Lisette Model. Street Photography

La mostra si apre con il lavoro della Model. In particolare con le fotografie scattate in Francia. Sulla Promenade des Anglais a Nizza, Model ferma su pellicola la ricca ed annoiata borghesia, mentre si riposa al sole. Fotografa gli abitanti di Parigi, li coglie goffi, mentre mangiano o gesticolano.

A New York la città e la frenesia la catturano, come dimostrano le serie Running Legs e Reflections. Vetrine, strade e merci si fondono con i passanti distratti in scatti surreali e documentari.

Ma in questa America sfavillante e proiettata nell’ottimismo e nel progresso Lisette “osa guardare” le contraddizioni, il grottesco. I suoi soggetti sono le persone, colte all’improvviso, bloccate dal flash e da contrasti che mostrano i difetti, invece di attenuarli.

Agli eventi come le gare equestri o i concerti Jazz i suoi occhi catturano lo spettacolo ed i protagonisti, e con pari attenzione gli spettatori ed il pubblico.

In mostra sono esposte 130 stampe originali ed è la prima antologica in Italia dedicata alla fotografa. L’allestimento si snoda su pareti magenta alternate a superfici specchianti ed include oltre alla fotografie più iconiche, molti ritratti alle stelle del jazz, ma anche lavori meno noti come il reportage dedicato alla Lighthouse di San Francisco, organizzazione che offriva lavoro e assistenza a persone cieche o quello realizzato durante le gare equestri a Belmont Park.


HORST P. HORST. Style and Glamour

In una sola stanza i lavori di Lisette convivono affiancati con quelli di Horst: da una parte le sue “Reflections” ed una domanda: “Da quando una fotografia trova posto in un museo?” dall’altra la perfezione classica e la bellezza statuaria di modelli in posa.

Questa prima sala funge da premessa per i temi ricorrenti nella fotografia di Horst P. Horst:  l’attenzione maniacale per i dettagli e lo studio della luce, i richiami all’arte classica, la ricerca di armonia ed eleganza, il rapporto natura-cultura, il ritratto ambientato nel quale i soggetti sono modelli, intellettuali, artisti, mai “persone comuni”.

Nelle sale successive sono raccolti gli scatti della produzione parigina e newyorkese che si lasciano ammirare per armonia e bellezza e che conquistano per le composizioni che sfiorano il surreale.

A fare da filo conduttore è la collaborazione con Vogue, rivista per la quale Horst P. Horst firma decine di copertine.

Oltre alla fotografia di moda Horst P. Horst si dedica ai ritratti ambientati di artisti e personalità di spicco. Spesso i soggetti sono ritratti negli interni delle loro dimore o nei loro giardini. Anche in queste situazioni sovraffollate di stimoli visivi gli scatti sono costruiti, composti ed illuminati in modo impeccabile.


Un ultimo consiglio

Vi consigliamo (anche se le mostre di Camera sono sempre una garanzia) di visitare questa “Camera doppia” per lo sguardo interessante e originale di Lisette Model e l’appagante bellezza degli scatti di Horst P. Horst.

Se lo fate non perdete assolutamente la Project Room che ospita il progetto “Binidittu”  del torinese Nicola Lo Calzo. Le fotografie accostano la storia di San Benedetto, il santo nato da schiavi africani, simbolo di emancipazione e riscatto, alla riflessione su identità culturale ed integrazione degli immigrati nella Sicilia contemporanea.

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